lunedì 10 ottobre 2011

Mele Caramellate

Durante la festa patronale abbiamo rispolverato dai nostri libri di cucina una vecchia ricetta per fare le mele caramellate, un dolce semplice, poco elaborato, veloscissimo da fare e sopratutto buono! Eccovi la ricetta per 6 persone:

Dosi:
  • 6 mele
  • 6 bastoncini di legno
  • 200 g. zucchero
  • 8 cucchiai di acqua
  • 1 bustina colorante alimentare rosso *opzionale
Preparazione:
Lavare le mele con acqua e bicarbonato. Asciugarle, rimuovere i piccioli e inserire il bastoncino di legno fino a metà del frutto. Preparare il caramello unendo l'acqua allo zucchero e cuocere in una casseruola a fuoco moderato. Aggiungere il colorante. Mescolare con un cucchiaio di legno fino a quando lo zucchero non sarà completamente sciolto. Quando lo zucchero sarà diventato scuro, immergervi le mela, una ad una, e farle ruotare accuratamente finché tutta la superficie non sarà ricoperta di caramello. Disporre le mele su carta da forno imburrata per permettere al caramello di raffreddarsi.

domenica 2 ottobre 2011

“La pace non si predica, si pratica. Io la pratico!”

Incontro con il Clan di Piazza Armerina - Marcia della pace Perugia-Assisi 2011

Ci avviciniamo a loro dall’altro lato della via, facendoci strada tra i tanti che ancora marciano e continuano ad arrivare dal fondo della strada, e chi invece si ferma a cercare un po’ d’ombra dove pranzare e far riposare le gambe. E’ la Marcia della Pace, una danza di colori, di facce, di sogni, cui quest’anno abbiamo deciso di partecipare come Comunità Capi e Clan Fuoco.
Incontriamo i ragazzi di Piazza Armerina, una cittadina della Sicilia centrale; fazzolettone rosso e verde, si riconoscono dalla maglietta viola su cui spiccano in giallo il simbolo della pace e un motto “la pace non si predica, si pratica. Io la pratico!”. Hanno disegnato questa maglietta, spiegheranno più avanti, proprio per partecipare alla Marcia della Pace, come risultato dell’attività portata avanti nel loro comune. “Siamo riusciti - spiega Maria- a convincere la nostra amministrazione comunale ad iscriversi all’Associazione Nazionale Comuni per la Pace; un giorno ci siamo messi nella piazza principale e abbiamo chiesto a tutti gli abitanti di Piazza Armerina di lasciare un pensiero di pace scritto su un fazzoletto di stoffa. Ne abbiamo raccolti moltissimi, li abbiamo cuciti insieme chiamandoli stracci di pace, ora li portiamo qui diventando noi stessi portavoce di tutti i pensieri delle associazioni, dei nostri concittadini, dei nostri amici. Il nostro obbiettivo era di attivarci, di essere praticanti di pace, per attivare altri che potessero fare lo stesso. Siamo contenti di esserci riusciti e siamo qui alla Marcia della Pace per poter attivare sempre più persone, perché siano anch’esse praticanti di pace”.
Riesco a parlare con un’altra scolta che mi spiega “ siamo qui per la pace, ma soprattutto per farci sentire, per mostrare a tutti che ci siamo anche noi! Noi che veniamo dal sud dimenticato di un’Italia che vogliamo dimostrare che è viva! Per dire un no convinto a quanto sta succedendo nel nostro paese, per dire no alle azioni di chi ci dovrebbe rappresentare, ma che invece rappresenta solamente se stesso”.
Li trovo in un cerchio disordinato, presi da tentativi per lo più vani, di consolare una bimba che continua a piangere e a strepitare mettendo chiaramente in mostra due piccoli dentini bianchi; “si chiama Abigail e ha nove mesi -mi raccontano- viene dalla Libia, ma è nigeriana: i suoi genitori lavoravano lì e sono scappati dalla guerra insieme ad altre famiglie”. Eccola: due occhioni neri pieni di lacrime, una grande bocca spalancata (“avrà ancora fame? “ ci chiediamo un po’ tutti noi qui raccolti attorno a lei) e una voce che si fa sentire. Abigail ha solamente nove mesi, ma ha già fatto un lungo viaggio, è già stata per mare, ha già perso per due volte la sua casa, ha già sofferto la fame. Lei è una dei profughi di Lampedusa, quelli che arrivano dal sud in molti paesi e città italiane e che ora sono anche qui a Vizzolo, quelli di cui da mesi sentiamo parlare alla televisione, quelli che incendiano i centri di accoglienza quando non sono rimandati a casa, quelli che dimenticati dalle istituzioni prima o poi vengono dimenticati anche da noi.

Non da tutti, però.
“Poco dopo aver conosciuto la famiglia di Abigail nella Casa di Accoglienza di Mamma Margherita, abbiamo ascoltato il racconto di quanto era accaduto nel lungo viaggio dalla Libia all’Italia” mi raccontano i ragazzi del Clan di Piazza Armerina “sono storie orribili, davvero, che ci hanno segnati nel profondo e che riguardano tutti i profughi giunti per mare; siamo comunque loro grati di aver condiviso le loro storie con noi, ci hanno fatto conoscere un mondo di cui non avevamo idea. Sono persone davvero coraggiose. Hanno perso amici, parenti e figli in mare; arrivati qui in Italia speravano di trovare qualcosa di meglio, ma hanno trovato solamente lo squallore di un centro di accoglienza strapieno, un carcere, che purtroppo è tutto fuorché accogliente. Una di loro ha perso il bambino e l’hanno lasciata a vagare per la costa da sola. La sorella di Abigail ha dieci anni, ma ne dimostra molti di più, perché tutto quello che le è successo l’ha costretta a diventare adulta prima del tempo, ora ha il corpo di una adolescente. Guarda Abigail: ha sofferto talmente la fame che ora mangia di continuo, anche se non ne ha bisogno: e ha solamente nove mesi. C’è un’altra bambina con loro, è appena nata, non piange mai.”. Tante sono le storie che si intrecciano, storie di orrore, di figli persi per mare, di fratelli uccisi, di donne incinte che vengono buttate in mare, di uomini e donne inghiottiti da quel mare che avevano sperato fosse la loro salvezza dalla guerra, che li avrebbe portati in un mondo di pace.
Sono millecinquecento i profughi scomparsi nella traversata verso le coste italiane, uomini e donne senza volto e senza nome; durante la Marcia della Pace sono stati ricordati da millecinquecento maschere bianche.
“Abbiamo deciso di invitarli a partecipare alla Marcia della Pace, per donare loro un’esperienza bella, nel tentativo di cancellare con questa tutte le esperienze orribili che hanno vissuto e che ci hanno raccontato - spiegano ancora i ragazzi del Clan - è un sogno, una scommessa: la Marcia della Pace da Perugia ad Assisi per cancellare la marcia della morte e della sofferenza dalla Libia a Lampedusa”.
Ci ringraziamo a vicenda per avermi permesso di raccogliere le loro storie, ma prima di andare via e di riprendere la Marcia mi pregano di far loro una foto; la faccio e auguro loro Buona Strada, non prima di aver salutato Abigail con un buffetto sul nasino, stando attenta a non farle cadere il dolce che tiene nella manina. Finalmente, ha smesso di piangere.

Vera